Il gatto, il nostro amico felino. Divino o Diabolico?
- In News
Come tutti gli animali, il gatto ha una storia ed ha anche una preistoria, molto più antica dell’uomo.
Gli vengono attribuiscono sette vite o addirittura nove.
Il gatto ha conquistato la Terra 50 milioni di anni fa. I nostri lontani antenati, i primi ominidi sono apparsi solo quaranta milioni di anni dopo. L’ Homo sapiens da appena da 200.000 anni.
Il primo addomesticamento risale al IV millennio a.C. Si tratta del gatto selvatico (Felis libyca) cugino africano della corrente abissina, un cacciatore perfetto di piccoli roditori. Il gatto fu utilizzato nella caccia ai topi e ad altri animali molesti fin da tempi antichissimi e fu venerato da tantissime civiltà. Gli Egizi avevano una divinità molto importante raffigurata come un gatto: la dea Bastet. Il periodo buio per i gatti (e non solo per loro) in Europa inizia nel Medioevo, quando il Cristianesimo decise di estirpare tutte le religioni pagane. Il culto della dea-gatta Iside (per gli Egizi), Artemide (per i Greci) e Diana (per i Romani) era ancora molto diffuso e aveva numerosi seguaci in tutta Europa. Ad essere perseguitati come eretici erano in prevalenza gli uomini, in gran parte liberi pensatori che non si volevano sottomettere ai dettami della chiesa cattolica. Per le donne, invece, l’accusa era spesso quella di stregoneria. Nel 1233 papa Gregorio IX emanò la bolla Vox in Rama che è il primo documento ecclesiastico ufficiale che condanna il gatto nero come incarnazione di Satana e dava l’avallo della chiesa di Roma allo sterminio dei gatti e delle loro padrone. Si dimostrò più tardi in modo scientifico che non solo il gatto non trasmetteva malattie all’uomo, ma che il topo, che aveva proliferato per secoli, data la quasi totale estinzione del suo più acerrimo nemico, era portatore di malattie pericolose tra le quali il tifo e la peste bubbonica. Sono le donne ad amare e ad essere amate maggiormente dal gatto, forse perché era il loro compagno del focolare e passava più tempo in casa a differenza del cane o del cavallo che seguivano l’uomo nella caccia o in altri lavori. Probabilmente è proprio per aver spesso condiviso la stessa sorte nel bene e nel male che si è formata questa maggior complicità e affiatamento reciproco.
0 Comments